“Nulla è possibile senza gli uomini, nulla è durevole senza le istituzioni”. La riflessione della Rondinella Benedetto Modugno di ritorno da Bruxelles

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Distruzione, sofferenza, milioni di morti, sia civili che militari, città distrutte, campi devastati, industrie ridotte in macerie e soprattutto paura. Paura che tutto ciò possa accadere di nuovo. Questa era la situazione dei Paesi europei dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Pace, unità e prosperità in Europa, dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza: ecco tutto quello che in quei sei anni di guerra era andato distrutto. Ecco tutto quello che bisognava ricostruire e consolidare. Ecco gli obiettivi da raggiungere. Ecco il motivo della nascita dell’Unione Europea.

Ma come fare per arrivare a questo scopo? Montesquieu, nello “Spirito delle leggi”, sostiene che la pace è frutto del commercio poiché due paesi, quando diventano reciprocamente dipendenti, difficilmente trovano motivi di scontro. Ed è proprio questo che l’Unione Europea decise di fare: ovvero utilizzare il commercio come strumento di pace. In questo senso il commercio serve ad umanizzare i rapporti tra Stato e persone ed a ridurre il rischio del conflitto. Bisogna riconoscere con umiltà che si dipende ciascuno dall’altro e non pensare di non aver bisogno l’uno dell’altro.

Quando si scopre ciò, ovvero l’idea che nessuno possa bastare a sé stesso, si entra in un rapporto di dialogo con gli altri e ci si apre sempre di più. Ciò succede tra Stati ma succede anche tra persone, proprio nella nostra quotidianità. Questo è uno di quegli aspetti che l’Europa a larga scala vuole coltivare, proprio come noi dovremmo fare nel nostro piccolo.

 

Il primo obiettivo, ovvero la riappacificazione degli Stati, è stato raggiunto ma come fare a rendere duraturi questi ideali di un’Europa unita?

“Nulla è possibile senza gli uomini, nulla è durevole senza le istituzioni”.

Queste parole di Jean Monnet le ho lette a Bruxelles, sul muro del Parlamento Europeo. Mi ricordano molto l’argomentazione che Stefano Zamagni ha condiviso con noi a Rondine parlando delle istituzioni di pace. Come sostiene Zamagni, la pace va costruita perché essa non è un fatto spontaneo e non si realizza senza un preciso ed accurato progetto; se si vuole la pace è quindi necessario costruire salde istituzioni di pace e non agire soltanto sulle coscienze dei cittadini. Ecco la risposta che cercavo. Ecco il senso, il significato profondo delle Istituzioni Europee. Queste istituzioni non sono degli organi privi di significato che incombono su di noi e che bisogna evitare. In tanti le temono o demonizzano quando invece sono dei mezzi, potenzialmente positivi, attraverso i quali raggiungere degli obiettivi. Noi, come cittadini europei, dovremmo conoscerle meglio per farle crescere e fruttare al massimo, per raggiungere insieme gli obiettivi prioritari dell’Unione europea: la pace, la protezione dei diritti umani, sia al suo interno che nel resto del mondo, la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza ed il benessere.

Una delle cose che mi è piaciuta di più di questo viaggio a Bruxelles è stato proprio vedere come le istituzioni europee, che prima percepivo come molto distanti e diverse da quello che è il mio quotidiano, funzionino in realtà in modo analogo ed abbiano le stesse dinamiche della vita di tutti i giorni. Ed è proprio in questo momento di crisi dell’Ue che noi giovani dovremmo rafforzare ancora di più la nostra consapevolezza di essere cittadini europei e di appartenere a qualcosa di più grande oltre che al nostro Stato, perché se davvero desideriamo un futuro migliore per il mondo intero non dobbiamo dividerci ma unirci e costruirlo insieme.

 

Benedetto Modugno

Rondinella QAR1