#QAR SCHOOL: Le Rondinelle a Corleone. Dire no alla mafia è possibile. Dire no alla mafia è un dovere.- Il racconto di Paolo

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Sguardi intensi, saluti minacciosi, mani segnalatrici, saluti significativi.

13241531_1234303426599462_1203895972_oDavanti alla ex casa di Provenzano, esattamente nel cuore di Corleone, ogni mattina passa il figlio di uno dei boss mafiosi più potenti della storia. Una piccola casa quella del boss mafioso Provenzano, una casa che lo Stato ha confiscato ormai da qualche anno, oggi è il simbolo della guerra al malaffare e del perpetuo combattimento all’ingiustizia ed alla criminalità.

Tuttavia, una casa tanto piccola quanto significativo, è spesso mantenuta sott’occhio dal figlio dell’ “esperto in pubbliche relazioni” (così veniva chiamato il mafioso Bernardo Provenzano).

Marilena Bagarella, il cui cognome fa sobbalzare il petto, è una delle tante persone che in Sicilia si occupa di abbattere i muri mafiosi e di sconfiggere la criminalità organizzata. È lei che ha preso a cuore i progetti organizzati dalla sua associazione nella casa di Provenzano, è lei che porta un marchio stampato per sempre nella fronte. I Bagarella erano anni fa un’importante famiglia mafiosa di Corleone, ma poi un suo famigliare ha detto basta a tali attività criminali ed ha deciso di dare una svolta alla sua vita, così come a quella di tutti i membri della sua famiglia.

Marilena Bargarella è sinonimo di coraggio, sfacciataggine e sicurezza verso ciò che è “giusto”.

13262296_1234303269932811_1737276373_oNonostante il suo cognome, che porta alla mente diversi pensieri e svariati episodi, Marilena è stata in grado di dimostrare come la Mafia possa penetrare nei buchi più stretti ed ostili della società, ma che comunque la forza d’animo e il concetto di moralità prevalgono sempre nell’animo umano.

Ogni mattina, lei è sottoposta costantemente a quella routine dolorosa e talvolta inquietante: un uomo, il figlio di Provenzano, che abita proprio a due angoli dall’ex abitazione del padre, passa davanti l’associazione, e li osserva, li saluta porgendo la mano all’insù, e li osserva, li osserva, li osserva, e se ne va.

Lui vuole comunicare un messaggio molto significativo: “nonostante mio padre non abiti più qui, io ci sono, e vi osservo, e vi studio, e so e saprò sempre quello che state facendo”.

Questo perché la mafia è ovunque, ed ha come ruolo essenziale quello di fare paura, di dare un senso di dispersione, una mancanza di punti di riferimento, un sentimento di perenne sconfitta.

Per combattere tutto ciò c’è bisogno che ciascuno faccia soltanto il proprio dovere, né più né meno. Perché è così che si combatte la mafia, dimostrando di non avere paura e facendo ognuno il suo, seguendo le leggi della morale e dell’etica, seguendo semplicemente il proprio Cuore.

Paolo Contè