Lettera aperta al Quarto Anno Rondine
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Siamo in un tempo in cui apprezziamo le molte cose che ci sono state sottratte e certo possiamo dire che apprezziamo molto anche il valore della scuola. La scuola dà il ritmo della vita individuale, relazionale, sociale; dà forza, dà senso, costruisce i costitutivi della nostra vita…
Ho pensato molto alla forza del nostro Quarto Anno, che continuiamo ad alimentare giorno per giorno. Incredibile! Vedendo su noi e sui nostri studenti gli effetti della sottrazione improvvisa e dolorosa, noi stessi se ne comprende, ancor di più, la forza.
Per loro si è come congelato tutto, improvvisamente: la mattutina ruzzolata giù dal letto, tutti insieme per via Carducci, il suono della campanella più solitaria e più campestre di tutte le scuole d’Italia, i banchi-sedia-tipo autoscontro della scuolina in cui ogni mattina si pensava in grande; i tanti sfumati processi di crescita, i legami di una comunità costruita partendo da zero, gli amori così forti ed epici a quell’età.
Gli studenti ormai avevano capito che non era più soltanto un sogno ma un profondissimo rinnovamento interiore e di gruppo. Ma se è vero che “la Rondine fisica” non c’è più, la sfida adesso è se vivrà “la Rondine delle relazioni”, dei legami, degli affetti, dell’intensità pedagogico-culturale, dei valori praticati, della comunione spirituale.
Cosa rimane adesso Vivo, concreto, autentico anche a distanza? I volti degli insegnanti, degli educatori, i modi ormai consueti di presentarsi a loro, che hanno costruito legami intensi, tra ammirazione, affetto e humor. Le storie condivise con le sorelle e i fratelli maggiori della World House.
I volti e le Storie di Rondine non devono scolorire come i ricordi, ora più che mai serve la comunità educante, anche imparando ad abitare nuovi spazi virtuali: siamo tutti chiamati ad attingere alla forza della nostra capacità di costruire relazione educativa, con la potenza dei contenuti delle discipline e con la cifra umana con cui sappiamo declinarle, nell’unità che ho continuato a sentir vibrare anche in questi giorni. Possiamo mantenere vivo e alimentare “l’habitat relazionale rondinese”, quel luogo significante che traghetterà i nostri studenti, uno ad uno, oltre questo tratto di navigazione entrato in una tempesta improvvisa. Un habitat inclusivo dei dolori e delle angosce di quest’ora capace di trasformare tutto in nuovo vigore. Direbbe don Milani: “sortirne da soli è l’avarizia sortirne insieme è la politica”. Lo deve fare il mondo, lo dobbiamo fare noi: tutto il Quarto Anno, tutta Rondine. È un atto pedagogico, è un radicamento politico, è un servizio spirituale, in questo tempo così difficile!
Buon lavoro
Franco Vaccari
Presidente di Rondine Cittadella della Pace