Storie di ordinaria resistenza. L’incontro delle Rondinelle con Giuseppe Trimarchi e il suo libro “Calabria Ribelle”
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Storie di ordinaria resistenza. Tre donne e quattro uomini calabresi e la loro ribellione quotidiana alla ’ndrangheta: sono queste le storie di ordinaria resistenza raccontate dal giornalista Trimarchi alle Rondinelle. Storie custodite e portate avanti in silenzio, senza clamori mediatici, con tutti i sacrifici che questa scelta impone, sempre, ogni giorno. Storie di un conflitto aspro e spietato che miete vittime giorno dopo giorno. Attraverso il metodo dell’intervista questo libro porta alla scoperta di un’altra faccia della Calabria, sconosciuta, nascosta, ma viva ed energica, che ha dato prova che azioni positive possono realizzarsi anche in una terra afflitta dalla criminalità e dalla mentalità mafiosa. Non un semplice libro ma una bandiera di un cambiamento positivo possibile, un cambiamento capace di produrre delle benefiche conseguenze. Sono le scelte fatte da Gaetano Saffioti, Deborah Cartisano, don Pino De Masi, Stefania Grasso, Mario Congiusta, Liliana Carbone, Michele Luccisano. «Loro, a differenza di tanti altri, si sono ritrovati a guerreggiare perché costretti dalle drammatiche sequenze di una vita complicata e difficile – racconta Trimarchi. La loro non è voglia di apparire, ma sete di giustizia e verità. Scrivere queste pagine ha sorpreso anche me. Queste persone scompaginano tutti i luoghi comuni sui calabresi, tutti i pregiudizi. Sono le vittime che raccontano le loro tragedie personali, il modo in cui sono arrivati a ribellarsi. Sono pagine intrise di dolore e sofferenza, ma sono anche il segno tangibile che c’è chi non si piega più e cerca giustizia per sé e per gli altri».
Rondinelle = testimoni di un cambiamento possibile. La sorpresa più grande per gli studenti del Quarto Anno Rondine è stata proprio scoprire quanto potesse essere importante il loro ascolto. Incontrare Giuseppe Trimarchi e ascoltare tutte queste storie, interrogarlo, interrogarsi sul proprio ruolo di giovani italiani diciassettenni. Essere giovani non è sinonimo di essere deboli o non aver potere di fare nulla di rilevante, ma il contrario. Essere giovani, informati, educati, coscienziosi e consapevoli rende gli studenti del Quarto Anno forti di mille potenzialità di crescita e azione: per sé stessi e per gli altri. Prima fra tutte quella di essere diventati nuovi testimoni del proprio tempo: “custodi di storie di vita vera, storie di un cambiamento possibile”.