PERCORSO ULISSE. MODULO VITA SALUTE E SPORT

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Le virtù nello sport

Sembra che lo sport possa rappresentare un argine importante rispetto al rischio di “cedimento etico” a cui le nostre comunità sono esposte; soprattutto lo sport giovanile. Attraverso l’educazione motoria dei più giovani, infatti, è possibile veicolare valori, oltre che competenze tecniche, allenando non soltanto il saper fare, ma anche il saper essere. Sport, dunque, come veicolo prezioso per ricostruire un pavimento etico condiviso sul quale attivare forme sane di convivenza civile.Ma, inutile nasconderselo, anche lo sport vive i problemi, le ansie e le criticità della società di cui fa parte. Sia a livello professionistico che amatoriale abbondano i sintomi di un malattia profonda, rispetto alla quale non è troppo complesso mettere a fuoco le cause, ma è estremamente difficile individuare soluzioni efficaci. Eppure proprio lo sport – e l’educazione alla fioritura integrale della persona veicolata dall’attività sportiva – può rappresentare una risorsa inestimabile per una società che voglia ritrovare la bellezza dello stare assieme e del lottare per un futuro comune.

Da dove ripartire, dunque?

Il percorso didattico che qui viene presentato prova ad offrire una prima risposta a tale interrogativo, e a farlo mettendo in rete competenze diverse, nella convinzione che lo sport rappresenti un veicolo formativo capace di incidere in profondità sugli stili di vita e sui modi di pensare delle persone. Con uno slogan potremmo dire che lo sport è una grande palestra di vita ma, questo il punto, deve essere realmente una palestra di vita buona. Affinché ciò non sia solo un auspicio – o, peggio, un cliché retorico – è però necessario affinare gli strumenti necessari: conoscenza dei fenomeni, intelligenza del loro potenziale, capacità di attivare dinamiche di condivisione e di crescita culturale, investimento culturale nell’educazione delle nuove generazioni.

Finalità del modulo didattico
Obiettivo del modulo didattico è quello di promuovere una riflessione sulla possibilità di coniugare competizione e responsabilità; nello specifico sulla possibilità di educare, attraverso lo sport, a forme di “agonismo responsabile”. Lo sport, infatti, è, o dovrebbe essere, ad un tempo, buona pratica di vita e metafora efficace per l’educazione alla vita buona; ma lo sport è altresì uno specchio attraverso il quale osservare le criticità della società contemporanea. Di qui l’opportunità di esplorare la valenza (anche) educativa e civica delle pratiche sportive. A tale riguardo è importante premettere una considerazione di cornice: nell’ultimo decennio è cresciuta in modo più che significativo la percentuale di bambini e di ragazzi – specie nelle città, ma anche in provincia – che vengono avviati alla pratica sportiva. Tra le ragioni di questo fenomeno vi è sicuramente il progressivo ridursi degli spazi in cui giocare liberamente e in sicurezza (ma altre motivazioni meriterebbero d’essere esplorate). Ad ogni modo, al di là dei motivi
che ne stanno alla base, ciò che vale la pena di evidenziare è il fatto che l’associazionismo sportivo è andato assumendo, nel tempo, un ruolo educativo sempre più rilevante. Ruolo implicito e informale – in quanto veicolato attraverso la pratica più che attraverso l’insegnamento esplicito – ma importantissimo.

 

 

I FORMATORI:

Luca Grion

È presidente dell’Istituto Jacques Maritain e del Centro Studi Jacques Maritain.
È docente a contratto di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Udine. È inoltre docente di Etica filosofica presso la Facoltà Teologica del Triveneto. È direttore della Scuola di Politica ed Etica Sociale – SPES – promossa dall’Arcidiocesi di Udine in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.  Dirige, assieme a Giovanni Grandi, “Anthropologica. Annuario di studi filosofici”.
Sposato e padre di tre bimbi, vive a Majano (UD).

Tomasso Reato

Laureato in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi di filosofia morale, da alcuni anni si sta specializzando in ambito pedagogico, esplorando le potenzialità educative insite nell’apprendimento esperienziale. Tale approccio educativo sposa la sua passione per lo sport che lo ha portato ad essere giocatore professionista di rugby per 10 anni, vestendo la maglia della società Rugby Rovigo e della nazionale italiana, con la quale ha partecipato anche al Torneo delle Sei Nazioni nelle edizioni 2007 e 2008.